Ubah Cristina Ali Farah. Un sambuco attraversa il mare (fragment)

14.05.2019
auteurstekst
old Woman by Cristian Newman

Wie vlot Italiaans leest en meer wil leren over literair vertalen, is van harte welkom om deel te nemen aan onze vertaalworkshop in de reeks Found in Translation, ditmaal met de Italiaans-Somalische schrijfster Ubah Cristina Ali Farah en vertaalster Lies Lavrijsen (CELA - Connecting Emerging Literary Artists).

Zin om je kans te wagen? Vertaal dan onderstaand fragment uit Ubah Cristina Ali Farahs nieuwe korte verhaal ‘Un sambuco attraversa il mare’ en stuur je versie vóór 5 juni naar piet.joostens@passaporta.be. Je krijgt dan ook het hele verhaal te lezen.

De 10 beste vertalers worden vervolgens uitgenodigd voor het vertaalatelier van 19 juni met literair vertaalster Lies Lavrijsen, in aanwezigheid van de auteur. Daar bespreken en verbeteren we de verschillende voorstellen, en gaan we in gesprek met de auteur en de vertaalster. Tot slot krijgen de deelnemers nog wat tijd om hun eigen tekst bij te spijkeren. De beste definitieve versie wordt gepubliceerd in het online magazine van Passa Porta.

Un sambuco attraversa il mare

Quando morì mia nonna erano molti anni che non la vedevo, per questo non piansi quando morì a Eyl, dove era sempre vissuta. Piuttosto rimasi sorpresa, poiché la stessa notte, quella della sua morte, l'avevo sognata ed era la prima volta, da quando vivevo in Europa, che mia nonna mi compariva in sogno. Anzi si può dire che non mi comparisse affatto e improvvisamente l'avevo sognata, proprio la notte della sua morte.

Nel sogno mia nonna sciacquava le stoffe nel mare ed era seria, come sempre è stata seria nella sua vita. Al risveglio, l'avevo ricordata seria com'era, dritta e dura come un fusto, il guntiino stretto in vita, un fazzoletto rosso sulla nuca. Era un ricordo simile a una fotografia in posa, poiché mia nonna non si muoveva, rimaneva fissa su una lunga pertica e intorno aveva il mare anche se il mare lei l'aveva sempre odiato.

Avevo un'amica all'epoca e le raccontai del sogno e della nonna, non lo raccontai in modo speciale, né cerimonioso, né drammatico, raccontai solo cosa era avvenuto e la mia amica rimase un poco in silenzio e poi disse in modo speciale e cerimonioso e drammatico che ci doveva essere un grande legame tra me e mia nonna se avevo fatto quel sogno.

Io pensavo al legame e pensavo che forse era inopportuno non avere un legame, ed era inopportuno che mia nonna comparisse dopo tanto tempo in sogno.

Allora la chiamai e vidi di nuovo l'oceano come lo vedevo da bambina e sentii di nuovo i demoni nascosti in mezzo agli scogli sibilare il mio nome. Corsi lontano senza girarmi, con il mio nome in bocca, corsi dove gli incensieri erano accesi e i jinni non mi potevano afferrare.

L'avevo chiamata e mia nonna si era allontanata dal mare, perché lei non l'amava, e mi aveva mostrato la strada per salire a Eyl Dawaad, nascosta tra le valli, poco distante dalla Eyl Badey costiera da cui oggi salpano i pirati. Indicava il villaggio in cui mio padre era nato, quello in cui prometteva sempre di portarmi, lo indicava tutto, e un fiume l'attraversava, e c'erano animali e latte in abbondanza.

Il suo villaggio, a monte, non aveva a che fare con il mare.

Mia nonna si allontanava dal mare e sembrava tenere ancora la primogenita stretta al petto, mentre raccontava del giovane marito naufragato sul sambuco. Dondolava le braccia e cantava una canzone che sanno tutti doon bad mareysa, badda doon baa mareysa, mayddi bay sittaa, mayddi iyo malmal bay sittaa, un sambuco attraversa il mare, un sambuco attraversa il mare, porta incenso e mirra, porta incenso e mirra. Da Eyl Badey partivano vascelli carichi di pelli e di animali, tornando colmi di datteri e di riso. Suo marito era un giovane commerciante, perito in mare quando mia nonna aspettava la sua prima bambina.

E nella stessa Eyl, nascosta tra le colline, era nato anche mio padre, il cui nome è af dabeyl, bocca di vento, per la memoria prodigiosa nella voce.

Non era nato nella mia Mogadiscio di case bianche, bianche come ossa spolpate, simili a relitti sulla costa. A Mogadiscio mia nonna giungeva solo in visita, perché lei non avrebbe mai lasciato Eyl, non avrebbe mai lasciato la sua casa, non avrebbe mai lasciato il villaggio fresco tra le colline, ricco d'acqua e di animali. Io non ero mai stata in quel villaggio, né visto la sua casa, né nuotato nel suo ruscello. Avevo solo pianto un mattino, per la mancata promessa di mio padre, partito a mia insaputa per il nord.

[…]

14.05.2019